20/10/10

Appunti su "La Casa dei libri" (per una trasmissione radiofonica)

di Riccardo Di Vanna
La trama de "La Casa dei libri" è molto semplice e l'intreccio praticamente inesistente. Abbiamo una biblioteca in cui vengono accolti e radunati solo “i volumi respinti, lirici e disperati, dell'America che scrive”. Abbiamo un bibliotecario che non lascia mai la biblioteca, sempre pronto ad accogliere gli autori e le loro scartoffie. Poi c'è la storia d'amore strordinariamente naturale tra il bibliotecario e Vida, una splendida ragazza prigioniera della sua bellezza. E, infine, c'è la vita sognata da Brautigan.

Tutto  apparentemente essenziale. Una scrittura trasognata e scarna, buona per diversi livelli di lettura. Chi, come me, non si intende di critica e dietrologie da luminari delle lettere, si gioverà del piacere di una lettura dall'immediatezza quasi infantile. Gli amanti delle profondità nascoste, invece, potranno rompersi la testa nella ricerca di una chiave di lettura che potrebbe persino non esistere.
I personaggi che animano il racconto hanno una scarsa profondità psicologica e, come gli altri elementi del testo, sono ridotti a funzioni narrative che solo assomigliano ad esseri umani.
La biblioteca è l'ultimo rifugio per i pensieri più belli e profondi dei suoi frequentatori; è il luogo dove prima di accettare il libro viene accettato l'autore. I libri non sono che una proiezione del se degli scrittori, che si consegnano al catalogo e agli scaffali per trovare una collocazione in un “biblioteca-casa”, uno spazio in cui essere accettati.
Il bibliotecario è stato anch'egli un autore che ha trovato posto nella “casa dei libri”. E' nella biblioteca che ha scoperto la sua funzione -di uomo non di personaggio- che è quella di accogliere gli altri. Trascorre tre anni sepolto vivo tra le mura della biblioteca, felice, lontano dalle idiosincrasie del mondo, pronto a ricevere chiunque.
Il finale del libro, che non vi svelo, lo troverà ancora intento nella sua attività preferita: ricevere l'altro.
Anche Vida, la ragazza del bibliotecario, è un'autrice. Non accetta il suo corpo. E' un caso limite e solo nella casa dei libri, dove porta un volume che tratta del suo problema, inizierà a trovare uno spazio dove vivere in sintonia con il suo fisico (grazie soprattutto alle qualità del bibliotecario di cui abbiamo appena detto).
Il libro va così...almeno per me. Spero che qualcuno si sia fatto un'opinione diversa della faccenda e abbia voglia di parlarne. Tutti quelli concordi con la mia interpretazione possono dire la loro contattandomi direttamente qui sul blog. 
In ogni caso non fatevi spaventare da queste strampalate elucubrazioni: “La casa dei libri” si legge tutto d'un fiato, in poche ore, e quando arrivate all'ultima pagina trovate un vero finale...tutto è risolto perfettamente da Brautigan, e non c'è bisogno di starci a pensare su tanto.

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